sabato 7 maggio 2011

Sì al dialetto all'asilo?

Mir wäann Dialäggt= Wir wollen Dialekt (Vogliamo il dialetto!)

Il 15 maggio a Basilea avrà luogo un referendum a favore dell'uso del dialetto nei Kindergarten, ovvero all'asilo o scuola materna che dir si voglia (che qui accoglie i bambini circa dai 3 ai 7 anni). Chi vota JA è favorevole, chi vota NEIN è contrario. Per chi capisce il tedesco, questo è il sito per il si. Al momento la regola vorrebbe che Hoch-Deutsch e Mundart (o Schwitzerdutsch, cioè il dialetto, che cambia da Cantone a Cantone, quindi in questo caso di tratterebbe del Baslerdutsch, il dialetto basilese) fossero equamente divisi al 50%, per poi passare all'uso del tedesco a scuola. A quanto risulta dalla mia esperienza nell'asilo dove va mio figlio c'è una educatrice tedesca che parla Hochdeutsch e  tre svizzere che parlano dialetto (ovvero 75% dialetto svizzero e 25% tedesco). I bambini parlano sicuramente più dialetto che altro, tanto che molti all'inizio avevan difficoltà a capire la ragazza tedesca.


Che io non sia una fan del dialetto forse l'avete già intuito e non mi vergogno a dirlo. Ma attenzione: non penso assolutamente che non vada preservato come elemento culturale, ci mancherebbe, però non dovrebbe andare a discapito della lingua ufficiale, né tantomeno diventare elemento di discriminazione per chi è straniero. Immaginatevi se in Italia, anche nelle grandi città negli asili si parlasse solo dialetto. Come farebbero gli stranieri a imparare l'italiano e integrarsi? E voi sareste contenti se i vostri figli fino ai 7 anni non parlassero italiano?

Lo so che son due situazioni territoriali differenti e storicamente differenziate, ma i punti su cui riflettere rimangono e sono diversi.


Si tratta davvero di preservare una ricchezza culturale e favorire l'integrazione (come dicono i sostenitori del sì) o piuttosto è una chiusura verso l'esterno in un Paese che vede sempre più stranieri presenti sul suo territorio? Le fonti ufficiali parlano infatti del 22, 5% di stranieri sulla popolazione totale, e dicono che presto si raggiungerà quota 2 milioni. (Una forte crescita percentuale l'hanno avuta i tedeschi e le persone provenienti dalla ex Jugoslavia).
Ad esempio molti secondi (Italiani di seconda generazione, ma anche di terza) non parlano tedesco, ma solo dialetto svizzero e italiano, o spesso dialetto della loro Regione italiana di provenienza. Lo stesso dicasi per gli Slavi. Non è ovvio che queste persone hanno meno possibilità di arrivare a occupare posizioni lavorative prestigiose? Il sistema scolastico svizzero, estremamente elitario e gerarchico,  ha dato finora buoni frutti, ma con l'apertura delle frontiere e l'ìmmensa concorrenza gli Svizzeri si vedon sottrarre i posti di lavoro da stranieri più qualificati (e che magari accettano anche stipendi più bassi). Non dico che sia giusto, dico che il modo per evitarlo e modernizzar la scuola, rendersi competitivi, modernizzarsi, piuttosto che chiudersi all'esterno e farlo fon dalla più tenera età.

Residenti stranieri in Svizzera dal 1900. Fonte NZZ

Oltretutto serve davvero una regolamentazione simile se di fatto nella realtà quotidiana le educatrici svizzere parlano dialetto e le straniere tedesco? Non è uno spreco di tempo e soldi? E ancora: potrebbe esser anche questo un modo per avvantaggiare gli svizzeri nelle assunzioni? Ma ha senso in un ambito in cui la richiesta è elevatissima e il personale disponibile scarso?

Onestamente non lo capisco fino in fondo questo referendum, e da un lato è anche normale non conoscendo approfonditamente la realtà locale. Ripeto, io accetto che il mio bambino al nido parli anche il dialetto, diverso sarebbe se parlasse solo dialetto. Che opportunità gli starei dando? E ancor di più chi in casa non ha nessuno che parli tedesco? Oltretutto ad oggi il dialetto è più diffuso che 15 anni fa, quando ad esempio in Tv si sentiva molto meno. Io, se potessi votare, voterei NO. 

4 commenti:

  1. io sono assolutamente per il no. se non sbaglio se ne era parlato tempo fa anche in italia, solita lega, e si era discusso proprio delle implicazioni sottintese o meno che avrebbe portato per non solo gli stranieri, ma anche insegnanti di altre regioni.
    assolutamente no. il dialetto lo si impara a casa o per strada, anche se e' cosi' importante nella loro cultura.

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  2. Voterei no. Dialetto da mantenere va benissimo, ma non nelle strutture pubbliche: a casa, in associazioni culturali etc. Una Nazione (e le nazioni odierne se la sono sudata in genere per diventare tali) si identifica in primis nella lingua, unitaria e quindi di base per tutti (scritta e parlata). Che si voglia introdurla ufficialmente nella scuola già dalla materna non mi sembra un buon segno....

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  3. Concordo con te e le altre. Il dialetto si parla a casa e si tramanda così, oralmente. Com'è stato fin ora in tutte le culture del mondo.

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  4. D'accordo con voi, nonostante in realtà nella Svizzera tedesca il dialetto vien parlato nelle scuole, negli uffici, nei negozi, in tv. QUindi non c'é nulla da preservare, si parla più qui che nelle valli bergamasche. Pensate che un anno mi ero iscritta a un master e il professore di economia continuava a parlar in dialetto, dando così l'implicita autorizzazione a farlo a tutti gli studenti, nonostante (o apposita,mente) avessi fatto presente a lui e ai responsabili la mia situazione e nonostante questo sia vietato per legge. Io alla fine mi son ritirata era una battaglia persa, e non avevo voglia di combatterla...

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