domenica 29 maggio 2011

Fine settimana virale e riflessioni funeree...

Ovviamente alla fine l'ho preso pure io, il virus maledetto e di quelli coi controcojoni che ti stendono a letto. E, tralasciando il fatto che ci tenevo davvero molto a andare a Milano questo we e lo scazzo mi ha presa a mille, non so se potete capire cosa vuol dire due adulti morti a letto con un bimbo guarito e pieno di energie in giro per la casa e nessuno nei dintorni a darti una mano: semplicemente, un incubo. Solo ora comincio a sentirmi leggermente meglio e indovinate? A Leopard sta spuntando un nuovo dente e quindi piange si lamenta strilla strilla si lamenta piange...solo che un altra notte agli inferi io, onestamente, non so se la reggo...

Intanto rifletto sulla vita, sui progetti, sul futuro, e so che non si dovrebbe fare da convalescente e con una mole di carenza di sonno incalcolabile (ché i risultati son deprimenti), ma sto fine settimana forzatamente casalingo mi ha presa così..

Quindi penso a vie di fuga, piani alternativi, chiamiamoli Piani B. Cose del tipo dove sarebbe meglio vivere? Non sono in cerca del posto perfetto, ovvio, primo perché son piuttosto convinta che non esiste, oltre al fatto che ogni luogo ha i suoi lati positivi e quelli negativi (anche se son profondamente convinta che ci sian posti che più ci assomigliano, che in qualche modo ci son più affini di altri), ma anche perchè è difficile conciliare le esigenze personali, quelle lavorative, di una coppia; oltretutto io e Mr Coppola abbiamo due ambiti professionali distantissimi tra loro con opportunità diversamente collocate (come dire ciò che  è meglio per l'uno non o è per l'altra), interessi diversi, gusti anche (anche se non così tanto, per fortuna, almeno quelli..), ma aggiungeteci l'elemento pargolo. Dunque dov'è meglio stare per un bambino? In teoria in un posto verde e abbastanza tranquillo. Ma non sempre questo coincide con l'interesse dei genitori perché nel posto verde dovrebbero esserci anche buoni servizi per l'infanzia e per le famiglie, oltre che altri fattori di non secondaria importanza, quali opportunità lavorative, una accettabile vita sociale nonchè culturale...Insomma, la famiglia cresce, la vita si complica e io ho come la soffocante impressione che le opzioni che anche solo a 30 anni mi sembravano infinite o quasi, si restringano alla velocità della luce...

Forse io potrei continuare a cercar collaborazioni qua e là come free lance, come redattrice, o traduttrice, potrei ricominciar a dar lezioni, e approfondir via via l'esperienza che sto cominciando a far con l'Associazione che abbiam creato. Però la verità è che mi manca qualcosa, e non è solo quel famoso sassolino nella scarpa, ma è qualcosa di importante, fatto anche di relazioni interpersonali, di progetti, di sogni, di soddisfazioni, di dar un senso più vasto a un percorso. L'amara sensazione che non è la mia vita quella che sto vivendo. Eppure è la mia per davvero, e allora la sto sprecando? E, non lo so, non credo di dovermi ancora arrendere così a una vita che non mi appartiene, anche perché secondo me non è mai il tempo per farlo. Lo so, lo so...l'avevo detto che non è saggio avvicinarsi troppo al limite del pozzo che abbiam dentro, soprattutto dopo giorni sfiancanti, ma a volte non si riesce proprio a farne a meno...

15 commenti:

  1. come ti capisco, ma coooome ti capisco!!! e non perché io faccia sti pensieri da convalescente, io li faccio da sana anche con qualche ora di sonno in piú. mi son chiesta tante volte cosa sia meglio, per me e il bimbo, ho pensato a tanti progetti, ho pensato fosse la mancanza di una professione, del posto, di tante cose, ma la veritá é che personalmente anche se son un'ottima madre single io ho bisogno, ma assoluto bisogno, di una famiglia, per il momento, che mi aiuti con il bimbo, perché davvero non posso piú andar avanti da sola. e quindi alla fine la patria che era un'idea, fino ad un anno fa, orrenda, da scartare a priori, sta diventando un'idea sensata, non fosse che mi spaventa l'alto costo della vita, ma in una maniera o nell'altra si combina. e insomma, che ti consiglio? ok il lavoro, ma non sará quello a riempire i buchi che senti dentro, soprattutto se non sei una persona che pensa solo alla carriera. Ok al posto verde, ma anche lí, sempre tu e il bimbo soli...pensa al luogo che per ora sia piú comodo per voi, che poi i bimbi crescono e non si sa mai dove si possa andare! almeno questo é quello che mi dico da un pó

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  2. Sono pensieri che ci accomunano un po' tutte, mi pare! Che poi tu ci stia pensando di più durante un periodo in cui non ti senti bene, mi pare normale, si fa un bilancio della situazione tendenzialmente nei periodi "no" (ho un paio di post da parte sul tema, che mi rileggo senza mai decidermi a pubblicarli, nei periodi di morale sotto i tacchi...). Sono d'accordo con te su parecchi punti, ma tu pensa a riprender le forze intanto!!! Bon courage!

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  3. secondo me i pensieri pesanti ci stanno e sono un modo sano e intelligente per vedere un cambiamento alla situazione funerea. Cara miss Suisse, secondo me la risposta te la sei già data e c'è poco da domandarsi quale sia la soluzione. La soluzione è andarsene da quel posto, senza se e senza ma. E dico con altrettanta certezza che quando si hanno bimbi piccoli la presenza di un aiuto è fondamentale, a partire dall'asilo per arrivare ai nonni, per aumentare considerevolmente la qualità della vita di tutti. Rimane da mettere a punto la exit strategy. E quelli son cazzi, ma ci si riesce con calma e determinazione

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  4. @Selena:so che capisci e devo dire che è aiuta saper che ci son persone, e pure persone in gamba, che capiscono..è già, in qualche modo un conforto!
    @Elga: idem come sopra. Aspetto i tuoi post, che condividere mi sembra una forma di crescita (o terapia?;-)) comune!:-)

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  5. @Mari: la ripsta è dentro di se, ma è la seconda..Scherzi a parte, già sai che qui non voglio rimanere, non è cosa nuova. decidere dove andare e soprattutto riuscirci è la cosa dura che sta exit strategy pare non trovarsi mai alle volte!

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  6. La citazione era: "La risposta è dentro di te, e però è...sbagliata!".
    Comunque, pur non essendo donna e non dovendomi porre (almeno per ora) questioni di pargoli e infanti....che tu ci creda o no (non so se questo sia un conforto o meno), ho esattamente gli stessi dilemmi e lo stesso timore ad avvicinarmi al pozzo che abbiam dentro.

    Segno che un pò è la condizione di emigra(n)ti, un pò è l'età, un pò è la primavera (?).
    "Che fretta c'era, maledetta primavera-mente autonoma..".

    Per semplificare, è come se ci fossero i classici due mini-me, uno con le corna, le coda e le ali da diavoletto, e uno con le ali da angioletto e lenzuolata bianca.
    Uno dice che bisogna accontentarsi ed essere felice con quello che si ha, gioire delle piccole cose...le mucche la mattina dalla finestra di casa, i cieli azzurri, le montagne, gli amici (pochi ma buoni) e magari chissà, domani pure un pargolo.

    Un altro che invece mi spinge a fare, a migliorare, a non accontentarmi. Trovare un lavoro migliore magari, una condizione migliore di vita....

    Insomma, mi devo barcamenare tra il buddhista-zen-contemplativo e il coach-rompicoglioni-esagitato.

    Il problema qual'è?
    Ce ne sono due:
    Primo: non c'è un equilibrio tra i due, ma una continua lotta
    Secondo: non so chi dei due sia il diavoletto e chi l'angelo.

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Escaped: :-) Sulla citazione: HAI RAGIONE, ma come ho fatto a sbagliare..che dici, posso usar la scusa dell'influenza??!! Giusto, giustissimo quello che dici la lotta tra l'anima zen e quella coach-rompipalle-esagitata. Però è anche vero che i figli crescono e che poi non è che son lì a aspettarti a braccia aperte per lavorare: hai mai notato che qui nei super, negli ufiici pubblici ecc ci son solo ogiovani donzelle acerbe o sciure attempatine? Che quelle dai 30 ai 45 sembran scomparire dal mercato del lavoro? E andrebbe anche bene (per qualcuna), il punto è che ovviamente poi pupo cresce e tu sei a casa e chi ti piglia più (oddio, personalmente il punto non è solo questo, chè in svezia le donne hanno tanti figli e lavorano pure, ma semplifichiamo va'!). A me sembra un mondo 1po'malato e decisamente arretrato, il femminismo gli ha fatto un baffo agli svizzeri (e alle svizzere). E ci provo pure io ad esser zen, ma in realtà mi sembra di rinunciar a tutto quello in cui credo, a un pezzetto di me stessa ogni giorno, e non perché son carrierista. Non ho nessuna ambizione da manager :-), però credo che la realizzazione personale sia importante e in questa solitudine forzata, in questa routine un po' stralunata, in questa mancanza di riconoscimenti di alcun tipo e di indipendenza sia soffocante, a meno che una non l'abbia scelta per sè, ovviamente e stia bene nelle sue quattro mura. Io sicuramente ho il difetto di esser un'irrequieta, però mi piace lavorare, mi piace costruir relazioni vere, mi piace costruire e qui mi sento un po' come un criceto sulla ruota...

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  9. che poi (sto diventando logorroica?) il punto non è tanto e solo il lavoro, ma se l'esperienza in sé è arricchente, o no. Di crescita, o no. Ecco, io ho l'impressione di involvere...

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  10. questo post sembra scritto da me. sono 8 mesi che sono qui e mi rendo gia' conto che non ce ne saremmo mai dovuti andare dalla germania. e forse (ma dico forse - e tu non inorridire) dalla svizzera. certo, questa e' la patria della controparte quindi, per certi versi, e' piu' facile viverci. ma la qualita' della vita e' calata drasticamente. il sistema sanitario e' un disastro paragonato a quello tedesco e io non mi sento "protetta" come mi sentivo prima. le cittadine non sono a misura d'uomo (e tantomeno di bambino) e percio' si vive blindati in aree residenziali morte, senza uno straccio di negozio o di vita. i mezzi pubblici sono praticamente inesistenti e quelli che ci sono sono decisamente NON bimbo-friendly. ora come ora mi sembra di essere venuta qui soprattutto per la controparte, che - spiace dirlo - ma nonostante i suoi dieci anni all'estero, non e' tagliata per l'integrazione. teoricamente era invece per avere piu' futuro, ma io non sono piu' sicura di niente e questa societa' mi fa molta piu' paura delle precedenti in cui ho vissuto.
    e poi la lontananza si dilata, quelle due ore e mezza di volo che si aggiungono alle attese in aeroporto, ai bagagli che si moltiplicano con l'arrivo di un secondo pargolo. e non fa che sentirmi ancora piu' isolata e triste. quel gottardo ora come ora non mi sembra nulla, anche quando era inattraversabile, chiuso o chissache'.

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  11. Cowdog, ti capisco (ma da zurigo le vie verso l'italia son di più che da Basel e il traffico molto meno, lo dico perchè le ho sperimentate entrambe! E comunque per noi il problema non si pone perchè ogni volta che vogliam partire il pupo si ammala!!:-)). Comunque le sensazioni son le stesse che provo io: mancanza totale di prospettive, mancanza di futuro, solitudine sfiancante, ma della peggiore, chè io in genere non la temo, ma qui si trasforma in solitudine esistenziale (e guarda che per me la botta in svizzera è arrivata dopo il primo anno, perchè io invece son una che per integrarsi ne fa, si butta ovunque, risale la china con una cocciutaggine che ha della scemenza). Ma integrazione per me non é aver2conoscenze, o cose simili, dalla vita pretendo di più, soprattutto perchè me ne son andata dall'Italia per amore, per curiosità, per far esperienze..non per rinchiudermi in un guscio di acqua stagnante.. Detesto la grettezza italiana, ma che dire di un paese che decide che i bambini fino ai sette anni devono parlar solo dialetto per legge? è semplicemente aberrante, oltre che sintomatico di una spetto sociale a dir poco preoccupante. E questo è solo uno degli aspetti. Comunque.. tornando a te: che dire? Secondo me dovreste davvero avvicinarvi a Londra, o cambiar Paese. Negoziare. O perlomene capire con onesta dove arriva il tuo limite vero e oltre a quello non andare, chè poi la via del ritorno é dura. Tanto la tua controparte non mi legge!

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  12. Hai ragione Miss suisse, in fondo la soddisfazione e realizzazione sul lavoro e' parte integrante di noi stessi.
    E credo sia importante che anche quel lato debba avere le sue soddisfazioni.
    Ma qua sembra che non capiscano che, specie le donne, non sono solo delle dolci e caparbie cagatrici di figli (cito ancora eh).

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  13. ancora e sempre mi chiedo perché il problema sia sempre e solo femminile. spiego: perché per avere un figlio devo far delle scelte, mentre un uomo non sceglie niente? perché la maggior parte delle volte son le donne a seguire il marito? e ditemi, voi che lo fate (io no, sono una free-lance in questo, hehe) ne vale la pena? nel senso, lui che dice? quando voi la sera, quella sera depressa, gli vomitate tutta la depressione data da queste situazioni, che dice? no, amore, tutto cambia, dai tempo al tempo, vedrai che ho sta opportunitá che sará migliore....o vi dice e allora pensaci tu, ma con aria sarcastica? scusate, magari non é il periodo giusto per me di parlar di queste cose, con le relazioni con i patner non son la miglior consigliera, peró sapete, mi son stancata di veder queste situazioni. ma quando sará la donna a smetter di subire? perché sinceramente io noto solo donne che si sacrificano, che seguono i patner, che devono "lottare" per andare avanti, far di tutto mentre lui lavora, e siccome lavora ha la scusa per non farsi carico di nessun problema, mentre la donna deve inventarsi nuove carriere, nuove amicizie, incontri, strutture, far figli e trovare un equilibrio per non impazzire dovendoli educare praticamente da sola.....ma la modernitá quando arriva? il femminismo a che é servito? solo a farci togliere i reggiseni e farci credere che abbiamo piena libertá, quando alla fine siamo noi a metterci le catene???
    aiii, non é che ho la giornata storta, ma mi rode, mi rode davvero tanto!!!

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  14. @selena: guarda con me sfondi una porta aperta! Io son venuta qui per amore, non perchè ero insoddisfatta della mia vita, ma ero anche curiosa di un'eserienza all'estero, non pensavo certo di fra la mogliettina a carico, ma pensavo di imparar la lingua, trovar lavoro ecc ecc. E di fatti ho fatto tutto in frettissima, ho studiato molto (anche perchè le lingue mi piacciono) raggiunto un buon livello in poco tempo, ho fatto un corso in tedesco per insegnare perché la mia laurea a loro non bastava, iniziato dopo quanto? circa 6 mesi che ero qui (capito, quand'ero l'unica laureata o quasi a insegnar in tutta la scuola!!??). Questo non per giustificarmi o per vantarmi, ma per dire che lo spiito con cui son venuta qui era del tutto differente. Pensavo sì a fatica, ma apossibilità, a master, nuove consocenze, allargamento degli orizzonti. Ho scoperto un mondo molto limitato, che meno opportunità per le donne che in Italia o perlomeno che a Milano (sembra impossibile, ma tant'è), escludendo forse qualche ambito.. E soprattutto qui c'é a consuetudine che le mamme stiano a casa, quindi pochi nidi, pochissimi servizi ecc. Insomma proprio perchè con un animo di fondo femminista incazzoso io mi trovo davvero in gabbia qui, e sì, questo é fonte di scontri col mio partner ovviamente, che non dico ne sia il responsabile, almeno non è uno di quelli che non si alza di notte (giuro che credevo non esistessero piú, ma si vede che son davvero ingenua!), ma diciamo che a parti invertite io avrei agito e agirei diversamente..Insomma se mi accorgessi che la persona che amo sta sacrificando qualcosa di troppo importante e troppo a lungo non lo accetterei così facilmente, lotterei insieme a lei..ma siam donne, e anche con le palle se posso permettermi..

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  15. giá, ma infatti, io mi riferivo all'espatrio con figli, prima, diciamo, é piú semplice...volendo! con i figli si complica di piú, e leggo spesso che le donne che seguono i mariti, per amore, per passione dei viaggi, per scelta, o perché devono, naturalmente si devono far carico di tutto. sará il periodo, magari la zona dove vivo, ma noto che davvero gli uomini fan parte poco o niente della vita familiare...nel senso che non li vedo sacrificarsi in niente! dai, magari é sta zona, voglio sperare...oddio, dove son capitata!!! comunque ce ne sarebbe da parlar su sto tema...facciamoci coraggio ;)

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